"Quasi una preghiera". Un documento vivo tre anni dopo la morte. Lo pubblichiamo anche come omaggio e segno di una memoria che resiste, nonostante gli anni e… la morte (a.n.)
«Mi sembra proprio che, per preghiera, noi intendiamo un recitar formule e un domandare cose. E io non nego che si possa pregare recitando formule, ma le formule non sono che il vestito che ci mettiamo addosso; e la preghiera resta sotto. Possiamo cambiare formule, cambiar vestito, non vestire per nulla quel nostro silenzio stupefatto che forse è la preghiera vera».
Dopo "Teologia del quotidiano", Einaudi pubblica una nuova raccolta di pensieri di Adriana Zarri (1919-2010). In "Quasi una preghiera" seguiamo le riflessioni della famosa teologa sul significato della preghiera. Il concetto di preghiera si è identificato con una serie di formule sempre uguali con cui chiediamo cose, ma per la Zarri non deve essere così. Pregare significa parlare con il Signore dei nostri dubbi, delle nostre osservazioni: della nostra vita, del nostro mondo e della natura che ci circonda. "Quasi una preghiera", quindi, diventa una sorta di calendario dall'eremo (nel caso della Zarri una cascina nel piemontese) che mette insieme il quotidiano e il liturgico, il sacro e il profano, Dio e la vita di tutti i giorni.